Lettera mensile alla comunità
Lettera mensile alla comunità
“A queste parole ella fu molto turbata
e si domandava che senso avesse
un saluto come questo”
(Luca 1,29)
Già quante volte e quante volte ancora tornerà questo vangelo.
Praticamente la stragrande maggioranza delle feste di Maria, tanto quasi da stancarci. Eppure sta a dirci quanto poco Maria abbia parlato e sia apparsa sulla scena del Figlio e dei dodici. Ma colui di cui non abbiamo nemmeno una parola è la figura bella di Giuseppe.
All’inizio del nuovo Anno Pastorale voglio partire da questo vangelo perché l’ha scelto il nostro vescovo per il cammino della nostra diocesi, ma anche perché l’ho trovato ingarbugliato con la virtù che ci siamo dati da vivere quest’anno.
Lo scorso anno chissà se abbiamo anche solo tentato di darci una calmata cercando di vivere qualcosa con un po’ di spirito di umiltà. Spero che qualcuno non l’abbia confusa con il venire a far la comunione con il collo storto. Mi è sembrato allora che, come conseguenza, potessimo darci la virtù del silenzio.
Qualcuno si è subito allarmato, vedendo in questo un pericolo incombente di comodità: tante volte fa comodo tacere. Chiaro che un qualcosa di comodo non può essere una virtù. Ma è altrettanto chiaro che diventa virtù per chi non sa o non riesce a tacere; soprattutto se parla a sproposito (e purtroppo abbiamo molti maestri in questo), oppure se “ferisce più la lingua che la spada” e il parlare crea più problemi e divisioni piuttosto che cercare di risolverli e ricomporre situazioni compromesse.
Ho trovato questa virtù anche dentro l’avvenimento dell’annunciazione; sì, perché un avvenimento di tale portata è certamente avvenuto dentro il silenzio dell’ordinarietà. A Nazareth si parla di una prima annunciazione a Maria da parte dell’angelo alla fontana del villaggio, dove tutte le donne andavano ad attingere; e l’angelo avrebbe invitato Maria a tornare a casa perché aveva una missiva importante per lei. Probabilmente la fontana non era il luogo più adatto, ma la casa, quella sì! Lì dove avvengono le cose di ogni giorno; le notizie belle e quelle tragiche; lì si rafforzano legami o si consumano tradimenti.
Le nostre case che testimoni silenziose sono!
Come tanti nostri cammini; anche quando si è in tanti, sperimentati dai nostri giovani in questi anni con il vescovo. “La condivisione del cammino è spesso silenziosa, in ascolto: una presenza simpatica” scriveva il nostro vescovo; quasi un invito a rientrare – una volta rientrati- in sé stessi, nella stanza interna; nel segreto del cuore - avrebbe detto Gesù - lì dove solo il Padre vede. Cammini nei quali abbiamo aiutato i nostri adolescenti ad ascoltare il silenzio, nei sentieri in montagna, così pieno di voci, di suoni, di richiami; oppure, seduti nella sabbia in riva al mare, con lo sguardo che naviga lontano; come i pensieri.
E pensare che pena, percorrendo la pista ciclo-pedonale anch’essa quasi uno spartito musicale, e vedere chi cammina e chi corre affannato con gli auricolari per ascoltare chissà quale musica, così sempre una brutta copia di quella che la natura ci prepara.
Il silenzio.
Mi ha sempre incuriosito scoprire come gli artisti immaginassero Maria nel suo incontro con l’angelo; cosa stesse facendo quando s’è trovata lì questo personaggio che cercava di tranquillizzarla? E cercava il modo di dirle cose per niente tranquille, soprattutto mai immaginate.
Non credo che stesse lì tutto il giorno con il libro delle preghiere in mano; alcuni pittori la ritraggono inginocchiata al suo inginocchiatoio con il libro che le cade di mano per lo spavento. Certamente uno spavento ci sarà stato, trovandosi in casa uno sconosciuto; però mi piace vederla raffigurata con accanto il cestino dei gomitoli e i ferri per lavorare la lana, con il gatto che fugge anche lui spaventato. Nel silenzio delle faccende domestiche, come nel film “Il grande silenzio” dove anche il miagolìo del gatto ha tutta una sua risonanza e importanza.
Chissà che anche nelle nostre case, in qualche momento, si possa riscoprire un clima di silenzio che favorisca una serenità del cuore e una maggior disponibilità ad accogliere, anche solo con un sorriso – senza bisogno di parole – chi torna a casa dopo una giornata lavorativa o di studio.
Buon cammino in questo nuovo anno che il Signore ci mette a disposizione
vs. dongiuseppe
mercoledì 31 ottobre 2018
Lettera d’inizio anno pastorale