Lettera mensile alla comunità

 
 
 
 
 

Ci hanno rubato il desiderio


Quando i sogni si infrangono

o quando i progetti si realizzano e fanno soffrire

siamo chiamati a non perderci d’animo

e a coltivare il desiderio.

È capitato anche a Gesù;

negli ultimi tempi,

quando la sua vita sembrava un fallimento

e aveva detto ai suoi:

“Volete andarvene anche voi?”.

Eppure, nell’imminenza della passione,

all’inizio di quell’ultima cena, come inizia?

«Ho tanto desiderato

mangiare questa Pasqua con voi,

prima della mia passione» (Lc 22,15).

E durante quella cena,

esprimerà ancora un desiderio:

«Padre, siano una cosa sola».

Ma anche la sera della Risurrezione,

la prima volta che si mostra ai suoi,

chiusi nel Cenacolo, o che se ne stavano andando

e fanno tappa a Emmaus,

non può non mangiare con loro.

Poi, in riva al lago;

ma anche come ultimo gesto

prima di tornare al Padre,

ha realizzato il desiderio coltivato a lungo

di mangiare con i suoi.


Così ho tentato quest’anno

di darci da vivere come virtù di comunità:

coltivare il desiderio.

In questi anni ho visto

via via bruciare i desideri.

Ho visto dare ai piccoli

come regalo per la Prima Comunione

l’ultimo modello di cellulare;

e non capivi bene se era

perché mancava a mamma o a papà,

o perché ci si voleva far perdonare

per chissà quali cose o assenze.

Ho visto cercare strade facili, scorciatoie,

al problema lavorativo

o alla mancanza di liquidità.

Ho visto sparire considerazioni

che venivano fatte in tempi migliori:

“Che bella quella cosa, come mi piace!

Ma aspetto, la prenderemo in un altro momento”.

Adesso, se una cosa piace,

non puoi aspettare: devi prenderla, devi averla.

Non riusciamo più a distinguere

ciò che piace da ciò di cui abbiamo bisogno.

Non si può farne a meno.

Abbiamo bruciato il desiderio

e ci troviamo con tanta insoddisfazione,

con tanti bisogni che si ammucchiano.

Purtroppo la stessa cosa avviene anche con Dio.

Se abbiamo qualcosa da chiedere,

non pensiamo di chiederla se è per il nostro bene;

la vorremmo quasi prima ancora di chiederla.

Se non avviene così, capita come con i genitori:

Dio è cattivo.

Mi è stata mandata una canzone di Gaber:

Amore non ha senso incolpare qualcuno

calcare la mano su questo o quel difetto

o su altre cose che non contano affatto.

Amore non ti prendo sul serio,

quello che ci manca si chiama desiderio.

Il desiderio è la cosa più importante

è l’emozione del presente

è l’esser vivi in tutto ciò che si può fare

il desiderio è quando inventi ogni momento

è quando ridere e parlare è una gran gioia

e questo sentimento ti salva dalla noia.

…

è il primo impulso per conoscere e capire,

è la radice di una pianta delicata,

che se sai coltivare

ti tiene in vita.

Amore non ha senso elencare problemi

e inventar nuovi nomi al nostro regredire

che non si ferma continuando a parlare.

Amore, non è più necessario

se quello che ci manca si chiama desiderio.


Quanti desideri bruciati;

dentro noi, attorno a noi; vicini o lontani.

Sulla spiaggia di un mare infido.

Tra le dune di un deserto traditore.

Davanti a un muro o a una barriera di filo spinato.

Forte è la tentazione come cantava Celentano:

“Il treno dei desideri, dei miei pensieri

all’incontrario va”.

Il rimpianto, la nostalgia, la paura

che ci rinchiudono nel buio del passato,

di quanto si è lasciato indietro.

E non c’è più futuro.

Dovessi adoperare un’immagine

per raffigurare il desiderio,

adoprerei i piedi.

Ci dicono pazienza, fatica, anche sofferenza;

ci dicono fiducia, attesa, speranza;

ci dicono condivisione, aiuto, sostegno;

ci dicono coraggio.

E allora: coraggio. Carissimi.

Camminiamo insieme aiutandoci

a coltivare, a condividere e a far crescere

i nostri desideri.

Buon cammino verso quella Porta Santa che,

a conclusione di questo Anno Santo, si apre

per farci incontrare i fratelli.

vs. dongiuseppe

venerdì 28 ottobre 2016

Ottobre 2016

 
 

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